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Didattica terzo – culturale

Gianni Rodari: Favole contro la gravità e lessico emotivo d’emergenza.

Necessitiamo, oggi più che mai, di una grammatica emozionale che ci tenga in contatto con la realtà, in questo acquario silenzioso di giorni identici ed infelicità di spazi, nel quale ci siamo risvegliati.

La nostra società basata sulla produttività e sul successo patteggia per contenere le perdite: ma rischia di smarrirsi in termini di umanità, di relazioni frammentate, ricerca dell’altro, di tempo per sé e anche di stanchezza, che rappresentano di fatto il nostro tutto.

Il 2020 era, ed è, l’anno del centenario della nascita di Gianni Rodari, maestro nell’arte di inventare storie e autore di riflessioni fantastiche capaci di superare muraglie ben concrete.

L’opera di Rodari rinnova l’auspicio che attraverso sguardi e parole riusciamo a tenerci vivi gli uni con gli altri, perché acquisiamo un senso principalmente nella relazione con l’alterità.

Quando perfino la pietà funebre viene piegata dalla necessità di evitare il contagio, la Preghiera di un Uomo solo davanti all’Eterno, da una piazza vuota dove pensieri e passi sono un lungo peso, è un’immagine potentissima, qualunque sia la forma di divino che coltiviamo anche solo nella nostra coscienza.

Il linguaggio emotivo è un’altra pelle, colori differenti a dipingere un arcobaleno di senso: parole che fungono da dita, o dita sulla punta delle parole.

Se non possiamo accarezzarci, torniamo a credere nell’urgenza delle parole. Usiamo i sostantivi come strette di mano, i verbi come abbracci, i complementi come sorrisi, gli avverbi come brindisi. Scopriamo le sorprese che nasconde ogni lettera dell’alfabeto, facciamoci trascinare dai segni di punteggiatura nei racconti delle loro peripezie. Raccontiamo fiabe al telefono, scriviamo messaggi, facciamo videochiamate, teniamo contatti tramite risorse e parole d’emergenza. Chiediamo aiuto, scusa, perdono. Regaliamo tempo, tenendo a cuore ogni altrove, la promessa di luce appena fuori la finestra, o dall’altra parte del mondo.

Gianni Rodari sapeva comunicare con semplicità quest’urgenza di un mondo empatico, nella lingua universale dei bambini, gli unici ad avere il potere di cambiare il futuro, grazie all’esperienza di pedagogista, scrittore, favolista, giornalista e poeta. Un lessico che non si esaurisca nel tempo, quando i bambini cresceranno e diventeranno adulti: a seconda dello sguardo che imparano oggi e che sceglieranno di mantenere, potranno operare piccole o grandi rivoluzioni.

La fiaba è il luogo di tutte queste ipotesi: una chiave d’ingresso nella realtà per esplorare e comprendere con leggerezza il mondo di fuori e quello ristretto della realtà quotidiana. Rodari con lo stravolgimento del linguaggio e dei luoghi comuni rompe gli schemi del conformismo e dei pregiudizi. Gli esperimenti linguistici, il riportare tutto ad una forma semplice, chiara, sincera anche nei discorsi più impegnativi, innescano una creatività conoscitiva, un mettersi alla prova, come in una scuola senza banchi, dove anche gli adulti non finiscono mai d’imparare.

Non solo essere, ma esserci. Rodari lo aveva già capito quando insegnava ai piccoli della scuola elementare non solo didattica, ma come aprire i cuori. E se provassimo anche noi, secondo la lezione di Rodari, a liberare dei versi che vadano un po’ in giro, loro che possono?

La primavera ignara vola / fin sulla porta della scuola:

che cosa strana, non è aperta!

Una malattia scura scura / ne ha bloccato la serratura.

E che problemi, poveretti / a risolvere siam costretti.

Sul balcone, tutti a cantare / il nostro Inno ed anche “Volare”

Che siamo una grande Nazione … / ma per davvero, serve azione!

L’indifferenza non uccide / ma del dolore a volte ride.

Che tutti i bambini possan giocare / per questo insieme dobbiamo cambiare.

Le guerre, innanzitutto / (anche a dirlo, pare brutto).

Eserciti di medici, infermieri, ricercatori.

Gli arsenali bellici? Ospedali e laboratori.

Dottori a curare malattie giganti: razzismo e qualunquismo dilaganti.

Non soldati a distrugger terre, ma in pace per scongiurare guerre.

Vicini per gioia, paura e dolore / portatori sani e contagiosi d’amore.

Gli uni degli altri, specchi: piangere e ridere senza vergogna

come fanno i bambini e i vecchi.

 

[Per una filastrocca bella pulita, laviamo le mani e tutte le dita].

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